giovedì 9 luglio 2015

NO VIOLENCE!: Kouros presenta Anna Nocera, l’artista che ritrae il disagio delle donne

"Urlo silenzioso" e "Perchè" di Anna Nocera

Nell’ambito della rassegna NO VIOLENCE! - La bellezza contro la brutalità, tenutasi a Lucca presso la Sala di Corte dell’angelo, e conclusasi proprio ieri, l’Associazione Kouros è lieta di presentare l’artista Anna Nocera, che ha esposto due opere volte a rappresentare la sofferenza femminile.

Kouros: Anna parlaci un po’ di te… Com’è iniziata la tua passione per l’arte?

Anna: Da bambina io e l’arte siamo cresciute insieme. Nell’adolescenza però sono incappata in un ostacolo insormontabile, nonostante gli insegnanti insistessero per una formazione artistica, la mia città non offriva tale risorsa e nemmeno i miei genitori ne disponevano, perciò a malincuore, specie per mio padre, accantonai tutto. Poi una sera di qualche anno fa, in un momento particolare della mia vita (di solito i momenti migliori sono quelli più dolorosi o particolari che portano alla luce energie nascoste), ripresi in mano alcune matite colorate e feci un disegno. Abbastanza grande. Lo portai a vedere a mio figlio che rimase a bocca aperta, durante i suoi trent’anni non mi aveva mai visto con una matita in mano.
Volle che ne facessi un quadro. E da quel momento anche se non conoscevo le tecniche di olio, acrilico ecc. provai a cimentarmi in questa mia passione.

Kouros: Alla nostra collettiva NO VIOLENCE! esponi due opere che fanno parte di un tuo personale progetto artistico teso a rappresentare “il disagio delle donne”…dicci qualcosa in più su questo progetto e spiegaci perché ti sei interessata a questa tematica?

Anna: Questo mio progetto è scaturito analizzando i tanti momenti e percorsi difficili di una donna. Una donna moderna, che però ama l’amore, e che a volte ne è prigioniera o ne viene annientata.
E’ però una donna vincente, una donna viva che riesce con le proprie energie in sinergia con quelle dell’universo (entrambi hanno una sintonia di cicli) a superare ostacoli prodotti anche dalla sua sensibilità e dal suo amore.

Kouros: La tua opera “Urlo silenzioso” è stata scelta dalla nostra curatrice per la locandina della mostra, in quanto considerata l’opera che più riesce ad evidenziare la sofferenza provata da una donna che subisce violenza.
Com’è nata quest’opera e cosa ti ha spinto a creare un’immagine così cruenta?

Anna: Questa mia opera per me rappresenta lo stupro. Non la violenza sulla donna in senso lato, quale violenza fisica o psicologica, ma lo STUPRO.
Lo stupro penso sia l’atto più devastante che una donna o altro essere umano possa subire. La donna nell’opera lancia un urlo silenzioso, e pochi, proprio pochi, riescono a sentire o percepire e a capire la devastazione che ha subito. Lei nella sua bellezza piange sangue: le è stata tolta la sua essenza, la sua vitalità. Malgrado tutto resta bella, ma svuotata, poco per volta elimina con lacrime di sangue la devastazione, che comunque ha lasciato un virus che la corroderà dentro per sempre, nonostante la sua bellezza apparente. Resta un involucro bello ma svuotato, mancano i tasselli di sé stessa come persona, mancano i tasselli della fiducia in sé stessa e negli altri. E’ un annientamento totale. Mi viene da dire “cosa resterà di lei?Probabilmente poco, difficilmente riuscirà a riprendere in mano la sua vita e ad amare sé stessa e l’essere umano nella sua totalità!"

Kouros: Quando ti metti di fronte alla tela sai già cosa vuoi rappresentare o ti lasci guidare dall’istinto?

Anna: A volte ho un pensiero che durante la lavorazione si sviluppa o si evolve in tutt’altro. Oppure capita anche che ad un certo momento l’idea originale non mi piaccia più e venga stravolta completamente. Non ho regole.

Kouros: Qual è il messaggio che desideri lasciare agli spettatori delle tue opere?
  
Anna: Dipingo corpi di donne attraverso cui voglio trasmettere, però, molto, molto di più della bellezza di in corpo. Dentro questi corpi ci sono emozioni.
Emozioni. Tutte. Belle e brutte, gioiose o sofferte. Tutte le emozioni che una donna può provare nel corso della propria vita ad ogni età. Infatti ho dipinto anche il viso di una donna anziana con molte rughe, solchi. Begli occhi, ma con un’espressione dura, segnata dalle emozioni.

Kouros:Hai progetti per il tuo futuro artistico?

Anna: A questo non so rispondere, i progetti si potranno sviluppare con il favore delle persone. Sono entusiasta che quasi subito le mie opere siano piaciute, ciò significa che riesco a trasmettere le emozioni che mi porto nel cuore.
Dipingere mi fa star bene e perciò continuerò e se incontrerò il favore del pubblico, non potrò far altro che esultare

Ti ringraziamo per il tempo che ci hai concesso, la tua arte dà voce a tutte quelle donne che silenziosamente combattono contro le efferatezze subite, restituisce loro la parola, ogni parola non detta, celata, ingoiata per paura di dire la verità, una verità scomoda, ma necessaria per liberarsi dai carnefici che la vita ci pone di fronte…esseri disumani che violano non solo il corpo, ma l’anima stessa…

Ass. Kouros Lucca

mercoledì 8 luglio 2015

NO VIOLENCE!: Kouros presenta Lavinia Longhetto, l’artista che dà voce al corpo martoriato…

Lavinia Longhetto - Faithless

Nell’ambito della rassegna NO VIOLENCE! - La bellezza contro la brutalità, in corso a Lucca presso la Sala di Corte dell’angelo, l’Associazione Kouros è lieta di presentare l’artista Lavinia Longhetto, che espone tre opere ispirate al tema della violenza sulle donne...

Kouros: Lavinia parlaci un po’ di te… Spiegaci com’è iniziata la tua passione artistica e qual è stato il tuo percorso formativo?

Lavinia: Mi sono formata all’Accademia di Belle Arti a Venezia, frequentando l’indirizzo di grafica d’arte. Mi sono da subito appassionata alle tecniche calcografiche, soprattutto alla tecnica dell’acquaforte e della xilografia (incisione su legno). Il mio segno e il mio stile hanno subìto varie trasformazioni, per poi mantenersi come segno filiforme e stile espressionista. Alla fotografia mi ci sono avvicinata durante gli anni di specializzazione, e dopo la laurea ho deciso di approfondirla, sperimentando e studiando sia lo strumento che l’inquadratura più adatta a me.

Kouros: Fotografia, disegno, incisione, tutto questo sei tu, un’artista poliedrica, sempre pronta a sperimentare. Spiegaci, però, più in dettaglio come nascono le tue opere? Sono frutto di una lunga ricerca o nascono istintivamente?

Lavinia: Le mie opere sono esattamente frutto di una lunga ricerca essenzialmente sul corpo. Dall’autoritratto, da cui ero partita durante il triennio, durante il biennio ho deciso di eliminare il volto e concentrarmi su ciò che il corpo rappresenta, con i suoi gesti e le sue forme, la sua pelle e il suo vissuto. E’ una ricerca interiore sul corpo, sul tempo, sull’emotività che mette in atto  trasformazioni del corpo stesso.
La mia tesi di laurea specialistica, da cui è iniziato tutto, è una tesi artistica: tratta il tema della violenza, dalla nascita del fenomeno violento fino ad ora, con  riferimenti sulla violenza sulla donna. Dal punto di vista artistico, ho cercato di creare un collegamento tra l’espressionismo tedesco e il movimento azionista viennese della Body Art. In particolar modo, per la sua grande poliedricità e forza d’immagini, ho scelto di dedicare una parte della tesi ad Arnulf Rainer, uno degli Azionisti viennesi, ma l’unico che, a differenza degli altri azionisti, non ha usato violenza performativa su sé stesso, bensì su supporti cartacei, graffiando fotografie che lo ritraevano, tele, lastre. Scoprirlo per me è stato entusiasmante e ha fatto crescere in me la voglia di sperimentare sempre di più e di continuare questa tematica. Così tutto si è evoluto ed è nato questo mio progetto puramente indipendente “In Violence”, che da artistico è divenuto anche sociale.
Questo progetto mostra 3 fasi della violenza sulla donna, rispettivamente il momento precedente, contemporaneo e postumo all’atto violento.

Kouros: A Lucca presenti tre opere di grande impatto visivo, nelle quali denunci con forza il problema della violenza sulle donne. Ma qual è il messaggio che vorresti rimanesse impresso nel cuore e nella mente di coloro che si trovano a guardare le tue opere?

Lavinia: Vorrei che questi miei corpi colpissero non tanto per la misura dell’opera, ma per i particolari, per i fili che collegano questi corpi, per la loro postura. Sono corpi non eccessivi, non ricercano la bellezza o la bruttezza assoluta, bensì la realtà. Ognuno di questi corpi ha una storia, un disagio reale e presente all’interno di ognuno di noi. Vorrei che gli spettatori si trovassero davanti a questi lavori e provassero a “vedere” sé stessi.

Kouros: Cosa ti ha spinto a partecipare alla collettiva NO VIOLENCE!? Hai particolari attese a riguardo?

Lavinia: E’ un tema forte da me molto sentito, per il tipo di percorso che ho fatto e sto facendo, e per il mio progetto “In Violence”. Mi auguro che in futuro ci siano altre collaborazioni importanti come questa, e spero che sia questo un piccolo grande modo per ricordare e onorare le donne che hanno lottato e non ci sono più.
Ci hanno lasciato la loro forza, più forte di qualsiasi coltello, pugno in faccia, insulto, umiliazione. E’ giusto che tramandiamo questa forza per i nostri diritti di donne, per il nostro rispetto e aiutiamo le donne ancora vive, ma impaurite, violate e silenti, a far sentire la loro voce e il loro corpo.

Kouros: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Lavinia: Al momento sto creando altri progetti, sia fotografici che artistici legati al corpo, che attualmente è divenuto meno irrequieto, meno cruento ma ugualmente d’impatto. Si sta, in qualche modo, prendendo cura di sé.       

Grazie di cuore per il tempo a noi concesso, la tua arte, così viva, così vera, ci colpisce in maniera vigorosa e ci induce inevitabilmente a pensare, conducendoci attraverso un percorso di riflessione profonda sulla vita e sulla brutalità alla quale l’uomo può giungere, spogliandosi radicalmente della sua stessa umanità… discutere apertamente di tali tematiche in una estrinsecazione collettiva del dissenso provato è il primo passo importante per combattere le aberrazioni a cui quotidianamente e continuamente assistiamo…per gridare ancora una volta: No alla Violenza!!!

Ass. Kouros Lucca

lunedì 6 luglio 2015

NO VIOLENCE!: Quando la “verità” è raccontata dall’arte, Kouros presenta Roberta Ferrari…

L'artista Roberta Ferrari accanto alla sua opera "Sarai la mia regina"

In occasione della rassegna NO VIOLENCE! - La bellezza contro la brutalità, evento allestito in Sala di Corte dell’angelo a Lucca fino all'8 Luglio, l’Associazione Kouros presenta al pubblico l’artista Roberta Ferrari che partecipa all’esposizione con 2 opere particolarmente interessanti sul tema della violenza…

Kouros: Roberta parlaci un po’ di te… Come ha avuto inizio la tua passione artistica?

Roberta: E’ stato abbastanza casuale; con mio marito ho un’impresa di costruzioni, ma in questo periodo di crisi non c’era più tanto lavoro e mi sono dedicata ad una passione che avevo da tempo; ho seguito un corso e mi ci sono buttata a capofitto!
Poi i primi risultati con mostre, concorsi e richieste … ora non mi stacco più dall’arte.

Kouros: Alla mostra NO VIOLENCE! presenti due opere particolarmente significative riguardanti il brutale fenomeno del femminicidio? Come mai hai deciso di affrontare questa dolorosa tematica?

Roberta: Purtroppo, come tante donne, ahimè anche io ho subito una violenza…. e come tante, troppe donne, purtroppo, non ho mai avuto il coraggio di denunciare.
Ho usato semplicemente l’unica arma che ho… la mia arte!

Kouros: “Sarai la mia regina” e “Finché morte non vi separi!”Come sono nate queste due opere, e perché le hai intitolate così?

Roberta: “Sarai la mia regina”… quanti uomini hanno pronunciato questa bellissima frase alla loro donne, compagne o future mogli? ….probabilmente alcune sono le stesse del mio libro rosso (un libretto rosso legato con una catena nera al bordo inferiore della mia opera e che racchiude tantissimi nomi di donna raccolti da femminicidi del 2012, anno dell’opera). L’opera raffigura un Re e una Regina immersi in una scacchiera grondante di mirtillo rosso.
“Art. 29 … finchè morte non vi separi!” è un dipinto/collage che fa parte di una serie di opere nate come denuncia/satira politica: DECOSTITUZIONE ITALIANA. Ho preso in mano gli articoli della Costituzione e ne ho analizzato i contenuti facendo emergere, anche ironicamente, quello che rappresenta nel mondo odierno: una vera e propria DECOSTITUZIONE . Non ho risparmiato nulla: lavoro, giustizia, sanità, istruzione e matrimonio.

Kouros: Quali sono le tue sensazioni davanti alla tela vuota? Lasci spazio alla tua fantasia o sei già conscia dell’opera che intendi realizzare?

Roberta: Davanti alla tela vuota io quasi mi commuovo… mi sento come una bambina davanti ad una torta di cioccolata, è un momento bellissimo che dura pochissimo perché la voglia di riempirla prevale… io già so cosa diventerà!

Kouros: Cosa intendi trasmettere esattamente per mezzo delle tue opere?

Roberta: Emozioni… risposta banale, lo so, ma se così non fosse sarebbe inutile qualsiasi forma artistica, dalle canzoni, alle poesie, ai film, ai libri…

Kouros: Che cosa hai in mente per il futuro? Quali altre manifestazioni artistiche dovremo aspettarci da te?

Roberta: Mi piacciono le tematiche forti, quelle che lasciano il segno, quelle che quando le guardi ti fanno andare oltre il quadro, oltre la tela, ma molto più …nel profondo. Ho delle idee che sto metabolizzando…Ho anche scritto un libro che sto per pubblicare e nel frattempo non disdegno comunque opere più rilassanti, tipo ritratti e paesaggi.

Grazie Roberta per il tempo a noi concesso e per la tua disponibilità…le tue opere riflettono una grande sensibilità per le problematiche dei tempi attuali, trasudando verità da ogni singola pennellata; sono manifesti critici ed emblematici dei nostri disgraziati tempi, capaci di fotografare perfettamente episodi di vita quotidiana sui quali abbiamo il dovere di riflettere e di denunciare tutto il nostro dissenso…

Ass. Kouros Lucca

sabato 4 luglio 2015

NO VIOLENCE!: Kouros presenta Daniela De Simone, l’artista che dà vita alle emozioni…

Daniela De Simone - Piacere

Nell’ambito della mostra NO VIOLENCE! - La bellezza contro la brutalità, rassegna attualmente ospitata a Lucca in Sala di Corte dell’angelo e che avrà termine l' 8 Luglio, l’Associazione Kouros ha il piacere di presentare al pubblico l’artista Daniela De Simone…

Kouros: Daniela raccontaci qualcosa in più su di te… Quando si è acceso per la prima volta nella tua vita il fuoco sacro dell’arte?

Daniela: Il fuoco sacro dell’arte è nato con me, in me. Ed ha seguito lo sviluppo della mia personalità. Come capita a molti, mi sembra di essere nata con una penna, un pennarello nelle mani, e questo non è mai cambiato come modalità, ma si è sviluppato con una maturità diversa. Da piccolissima fino al giorno d’oggi, il disegno soprattutto è stato per me un modo per creare un mondo nuovo, un universo parallelo di immagini, storie, desideri, dubbi, introspezione.

Il cambiamento radicale è avvenuto nel passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza in cui il piacere del creare si è scontrato col “dovere” degli studi, con il confronto rispetto ad altre potenzialità, ma non si è mai spento.
Nasce così il concetto di consapevolezza, cioè della presa di coscienza di essere qualcuno, e di fare i conti con questo.

La consapevolezza di essere artista è arrivata in tempi recenti, grazie ad un percorso di crescita personale, in cui ho scoperto la mia vera natura, la responsabilità di “essere artista”, per cui ho deciso di percorrere questa strada, godendo delle bellezze ed affrontando le difficoltà che questo percorso presenta giorno per giorno.

Kouros: In occasione di questa mostra esponi due opere particolarmente significative, “Piacere” e “La storia…il presente…il passato”, focalizzati sulla figura della donna e sulle brutture a cui spesso è sottoposta nella vita di tutti i giorni …Cosa ti ha spinto ad affrontare questo tipo di argomento?

Daniela: Le opere parlano dell’essere donna nel piacere e nella riflessione. Le immagini non vogliono riprendere violenze, bensì gli aspetti dell’eros e della psiche affrontati in modo quasi speculare. Una figura frontale ed una vista di schiena, un piacere profondo, intimo, personale, ed una storia che si delinea su di un corpo, che comprende l’altro, che stimola alla riflessione.

L’argomento della violenza mi coinvolge in quanto artista come parte purtroppo della realtà quotidiana, ma il richiamo è molto più profondo dell’idea di ritrarre immagini di cronaca.
Dentro queste opere c’è tutto il sentire di una donna, che ricerca sé stessa, che non annulla la propria interiorità, che riflette e vive, sente, esprime, custodisce, quello che è il suo presente, il suo vissuto, fatto di difficoltà, ma soprattutto di voglia di esserci, in ogni occasione, di viversi, e di vivere. E’ la voglia di dare un messaggio diverso, di energia e di bellezza, che mi ha spinto a partecipare alla mostra.

Kouros: A partire dal titolo della tua opera, “La storia…il presente…il passato”, si può fare a meno del passato per meglio ricostruire il proprio futuro o è proprio la memoria che ci aiuta ad andare avanti?

Daniela: E’ impossibile vivere e costruire il presente senza considerare il passato. E’ impossibile, senza ottenere disastri personali e disturbi profondi, cancellare una memoria, perché l’inconscio è molto più forte della razionalità, sedimenta ancora più a fondo ogni qual volta cerchiamo di respingerlo e soffocarlo. E’ lì, attende, manda segnali, finchè non riesce ad affiorare.

Per quanto dolorosa, ma anche gioiosa!, una vita non può partire da zero, non si “crea”, si riparte. E si riparte più consapevoli se si vuole cambiare davvero, far tesoro delle esperienze vissute, considerare le situazioni da altri punti di vista, e continuare a vivere di emozioni vere. La censura contro sé stessi è la violenza più dura che possiamo applicare. Spesso si soffre per ciò che  stato perché non si hanno gli strumenti per poter accogliere il passato ed il presente, ed essere attivi nei loro confronti. Inoltre la memoria non è solo dolore, anzi, è gioia profonda, e la gioia ha una potenza eguale a quella del dolore, è l’altra faccia della medaglia.

Una persona, come un popolo, senza memoria, è condannato all’autodistruzione, penso che la realtà, le riflessioni, ne abbiano dato dimostrazione in più occasioni.

Kouros: Cosa senti al momento di metterti davanti alla tela o al foglio bianco? Sai già esattamente quello che vuoi realizzare o lasci che la mano faccia da sé, in una libera estrinsecazione della tua fantasia?

Daniela: Ogni opera, come ogni evento, si sviluppa in modo differente a seconda delle occasioni. Alcune opere sono uno sfogo di energie del momento, senza un’immagine definita a priori che prende forma man mano sulla tela o sul foglio.

Altre immagini invece appaiono dinanzi agli occhi della mente, ed io le inseguo, cercando di catturare quel frammento che ho potuto scorgere in quell’attimo.
In altri casi le forme e le figure emergono nitide mentre le sto creando, seguo un flusso, un’energia, un pensiero anche, che è strettamente collegato a ciò che sento, a ciò che sto vivendo, al mio stato d’animo. Questo avviene maggiormente quando mi permetto di essere profondamente in contatto con me, per molto tempo, a più riprese, quasi un esercizio quotidiano.

Kouros: Che messaggio vorresti pervenisse agli spettatori alla vista delle tue opere?

Daniela: Vorrei trasmettere l’aspetto della bellezza, e del piacere che sorgono dalla vita.
Ho riflettuto sul filo che lega i miei lavori e mi rendo conto di affrontare gli aspetti più dolorosi e più intensi, di piacere, con eguale intensità.

Ma ciò che cerco di fare, in modo inconscio è di mettere in circolazione immagini che possano stimolare l’andare oltre ciò che quotidianamente vediamo, oltre le immagini scontate, che normalmente provocano distanza, abbattimento,  indifferenza.
Percepisco di voler mettere in circolo immagini che stimolino l’opposto della bruttura, che possano risvegliare il piacere del bello legato al benessere. Mettere in circolo il bello per suscitare a provocare il bello, per dare una visione diversa, che affronta la difficoltà anche di essere accettata.

Kouros: Come vedi il tuo avvenire nel mondo dell’arte? A quali altre evoluzioni assisteremo da parte tua?

Daniela: L’avvenire è tutto da scoprire, so che l’Arte è una compagna esigente, che pretende attenzione, dedizione, tempo e passione, ed a volte rischio di trascurarla un po’.
L’evoluzione sarà sempre una sorpresa, staremo a vedere!

Grazie per le tue risposte e per il tempo a noi dedicato, la tua espressione artistica così varia e sfaccettata ci conduce attraverso dimensioni ogni volta differenti; passando dal bianco e nero al colore, l’emozione prende forme sempre nuove, ma sempre cariche di significato, suscitando in chi le osserva sensazioni di stupore e di rinnovato compiacimento…

Ass. Kouros Lucca 

giovedì 2 luglio 2015

NO VIOLENCE!: Kouros presenta Cesare Cassone, l’artista che racconta la realtà…

Cesare Cassone - Violenza sulle donne


Tra i tanti artisti partecipanti alla rassegna NO VIOLENCE! - La bellezza contro la brutalità, in mostra a Lucca presso la Sala di Corte dell’angelo fino all’ 8 Luglio, l’Associazione Kouros ha l’onore di presentare Cesare Cassone che espone per l’occasione 2 opere: “Marco non sa correre” e “Violenza sulle donne”…

Kouros: Cesare, parlaci un po’ di te… come e quando è iniziata la tua passione per l’arte e che cos’è per te la pittura?

Cesare: Il mio interesse per la pittura può suddividersi in due periodi. Nel primo, che risale agli anni ‘60 e si è protratto fino al 1983, sui soggetti della mia pittura (ad olio e gessetti) hanno avuto grande influenza la vita all’aperto, libera, ma anche ricca di dialoghi e riflessioni con i coetanei, i paesaggi, gli alberi ed i colori quotidianamente vissuti nel periodo della giovinezza, il contatto quasi “materno” e viscerale con la natura, l’alternarsi delle stagioni, in un piccolo centro collinare.
Il secondo periodo, iniziato ai primi del 2006, è stato sorretto ed ispirato dalle ricerca del passato, rivisitazioni delle sensazioni spontanee, giovanili, ricerca di un nuovo modo di rivivere e rappresentare, in chiave più moderna e “matura”, la realtà della natura che ci circonda, da tempo sottoposta alle continue “violenze” dettate dalle esigenze consumistiche moderne, al degrado paesaggistico ed ecologico, ad una frequente “sofisticazione” della sua “essenza” e della sua “forza” vitale, che, ciò nonostante, ogni anno si rinnova, forte, maestosa, invasiva e soprattutto colorata. Nel corso degli ultimi anni, si sono però aggiunti altri temi, tra cui alcuni di carattere espressamente sociale Comunque, in questa seconda fase della mia attività, in cui il tempo “abbonda”, le motivazioni a dipingere sorgono soprattutto dal riaffiorare dei problemi di sempre, anche quelli lasciati per anni temporaneamente “sospesi”, e soprattutto i ricordi, in specie quelli della gioventù, risvegliando esigenze dello spirito e della mente temporaneamente sopite, quali quella della esternazione della propria interiorità, attraverso il meraviglioso mondo dei colori.
Pertanto, anche i due dipinti del 2007 e 2008 che oggi sono in questa splendida mostra rappresentano un aspetto significativo e importante di questa nuova fase della mia vita.

Kouros: Alla mostra NO VIOLENCE! presenti due opere particolarmente cariche di significato facenti riferimento alla violenza sulle donne e sui bambini…Che cosa ti ha portato ad esprimerti in merito a queste delicate e più che mai attuali problematiche?

Cesare: E’ indubbio che gli effetti del doloroso e preoccupante fenomeno sociale della violenza sulle donne  ed i minori hanno causato, oggi  come in passato, situazioni di gravissimo disagio all’interno della società civile e soprattutto nell’ambito familiare.
Come può essere rappresentato tale triste fenomeno nell’arte visiva, in particolare nella pittura?
Mi sono ricondotto alla definizione stessa di “violenza” intesa come qualsiasi coazione fisica o morale esercitata da un soggetto su un altro al fine di indurlo a subire o a compiere atti che non avrebbe altrimenti liberamente consentito o commesso. In particolare, secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1993, “violenza nei riguardi delle donne” sono “…tutti gli atti di violenza diretti contro il sesso femminile e che causano o possono causare alle donne un pregiudizio o delle sofferenze fisiche, sessuali e psicologiche, inclusa la minaccia di tali atti, l’imposizione o la privazione arbitraria della libertà, sia essa nella vita pubblica che privata…”. Ciò comprende la violenza domestica, sessuale e psicologica, la prostituzione forzata, il traffico umano a fini di lavoro coatto o di prostituzione, lo sfruttamento sessuale, la persecuzione sessuale, gli atti sanguinosi e mutilanti tradizionali (inclusi delitti d’onore e infanticidi) e ogni altra pratica discriminatoria nei confronti delle donne.
In Italia, come in tutti i paesi del mondo, il fenomeno della violenza ancora persiste, e, purtroppo, rimane spesso sommerso e impunito, nonostante il continuo coinvolgimento di tutte le componenti istituzionali e sociali.
E’ pur vero, purtroppo, che, in questa società moderna, quotidianamente investita da vicende ed eventi oggetto di questa mostra, nonostante l’amplificazione da parte dei mezzi d’informazione, la generalità delle persone che, superata un’emotiva reazione e partecipata riflessione sull’ennesimo episodio di violenza su una donna, ritorna, ben presto - anche perché coinvolta in altri problemi - alla vita di ogni giorno, metabolizzando l’evento traumatico conosciuto e la forte emozione provata e, per i più sensibili e attenti, provare quasi un senso di colpa, di incolpevole impotenza, per non poter far molto, per contribuire personalmente e più efficacemente più che alla soluzione quanto meno al contenimento di tale drammatico problema umano. Analogamente accade per la violenza sui minori, viltà quotidianamente praticata in tutto il mondo, soprattutto per le scarse possibilità di difesa delle vittime e la concomitante devianza, in specie sessuale, degli autori di simili crimini.
Che fare quindi?
Da parte mia, quale modesto contributo, ho voluto esporre in questo contesto due opere, che, con gli occhi del creativo e nello stile di espressione artistica personale, esprimono, in modo sintetico, il dramma delle violenze sulle donne e dei minori, comportamenti indegni verso la sacralità della vita umana ed il  rispetto verso tutti i propri simili, più che mai quelli di sesso femminile ed i più deboli.
 I due dipinti hanno in comune uno sfondo scuro, “sporco” (che rappresenta il mondo di oggi, in cui vengono quotidianamente perpetrati gli orribili crimini e abusi  ricordati). In particolare:
-  nel dipinto intitolato “Violenza sulle donne”, in cui, circondate da rivoli e macchie rosse ( sangue, dolore, sofferenza,  sacrificio),  le donne vengono rappresentate dal simbolo (cerchio con crocetta in basso) che deriva dall’antico nome del pianeta Venere (dea della femminilità), di colore prevalentemente rosa (colore femminile per eccellenza con cui sin dalla nascita ogni donna viene cromaticamente contraddistinta); figure tormentate, con sbavature e, per una di esse, con un’estroflessione del suo contenuto (perdita di un essere concepito e ancora racchiuso nel grembo materno);
-  nel dipinto intitolato “Marco non sa più correre”, in cui, nello stesso sfondo scuro, “sporco”, il dramma sul minore viene rappresentato da piccole impronte insanguinate di un essere che, dopo la violenza, si incammina lentamente , ma con estrema fatica, verso un futuro tutto “in salita”, privato ormai della sua innocenza, vivacità e voglia di vivere. Infatti:
“Marco ha cinque anni ed era un bambino felice, allegro, socievole;
Marco aveva tanti compagni come lui, con cui giocava insieme;
Marco cresceva bene nella sua famiglia, seguito ed amato dai suoi genitori;
Marco aveva sempre desiderato andare, da grande, in Africa, per aiutare quei bimbi neri, magri, con occhi grandi, visti in tivu;
Un giorno, Marco, inaspettatamente, ha subito violenza;
Marco, da quel dì, è diventato triste, chiuso, quasi assente;
 Marco, oggi, non sa più correre”
  
Kouros: Come e dove nascono queste tele?

Cesare: Come per ogni artista, le opere sono il frutto di una libera e personale interpretazione e rappresentazione dei “fatti” della vita, delle problematiche sociali, etniche, religiose, degli effetti della “globalizzazione”, soprattutto finanziaria ed economica, della costante evoluzione dei differenti popoli, soprattutto i meno evoluti e più poveri che, tramite i mezzi di comunicazione odierni (in particolare la “rete”) percepiscono altre forme di vita sociale più adatte alle proprie esigenze di civiltà e  progresso, finalizzate ad una complessiva e migliore qualità della vita. Per questo il nostro pianeta è sempre coinvolto da un coacervo di situazioni “calde”, sfocianti  soprattutto in conflitti etnici e, pertanto, forieri di distruzione e violenza (anche quella della violazione dei diritti delle popolazioni e soprattutto dei singoli, in specie donne e bambini).
  
Kouros: Al momento di dare espressione alla tua arte, che cosa scatta in te? Parti già da un’idea ben precisa o lasci che la mano agisca da sé in maniera del tutto istintiva?

Cesare: Di questo credo di aver già dato un’indicazione di massima. Ritengo, comunque, che ogni “creativo”, in qualunque arte visiva operi, sia un essere dotato più di altri di una particolare sensibilità, un’anima vivace, curiosa, pronta ad afferrare un’idea, un concetto, una nuova suggestione sensoriale, attivandone un’elaborazione col pensiero razionale e i sentimenti dell’anima, dando vita ad un’opera.

Kouros: C’è un messaggio particolare che intendi offrire attraverso la tua arte?

Cesare: Per l’argomento oggetto di questa mostra, il messaggio pare già evidente e forte. In generale, il mio obiettivo è quello di contribuire, con i miei dipinti, a rendere la vita degli altri miei simili più felice e soprattutto più “positiva”. E, per questo, la mia pittura espressionista astratta è un’interpretazione e conseguente rappresentazione di emozioni della vita e tutto ciò è possibile perché amo molto i colori. Un noto critico, in occasione della mia prima mostra, scrisse “Di certo Cesare Cassone è un “colorista” ed il senso del colore fa parte del suo DNA creativo da sempre”. Si, mi ritrovo in questo giudizio.
Infatti  i colori - e quindi la mia pittura colorata e segnica - sono per me un fantastico mezzo di comunicazione  sociale,  al pari delle altre “arti visive” ed di ogni altro strumento realizzato dall’uomo per ampliare la coscienza di sé e delle  sue personali esigenze e potenzialità. Infatti  essi consentono di poter  interagire con gli altri esseri umani ed il mondo intero, e rappresentano  un’ indispensabile e affascinate “chiave” che consente di manifestarmi  e - tramite l’opera -  svelarmi agli altri, riscoprirmi continuamente, rigenerarmi, creare un flusso emozionale che da me “transita” all’attento osservatore.

Kouros: Quali traguardi continui a porti per il futuro?

Cesare: Due. Il primo: continuare ad impegnare me stesso in questa “passione” rigenerante, allegra, intensa e costruttiva. Il secondo: contribuire – fin dove è possibile – a lasciare, con qualche mio dipinto, una piacevole traccia del mio “passaggio” su questo pianeta!

Grazie per le tue parole e per tutte le emozioni che ci regali attraverso la tua arte, esprimendo, per mezzo di tinte forti e accese, sensazioni variopinte e multiformi che attraversano ogni fase dell’esistenza umana, in una cascata di colori che si adatta ogni volta alla tematica trattata, restituendoci capolavori originali e di indiscutibile valore

 Ass. Kouros Lucca