L'artista Maria Giuseppina Barbanotti accanto alle sue opere |
Nell’ambito della collettiva Semplicemente
Donna! ospitata a Firenze presso Simultanea Spazi d’arte dal 25 Novembre al 7
Dicembre, l’Associazione Kouros è lieta di presentare l’artista Maria Giuseppina
Barbanotti, che espone due opere estremamente incisive dal titolo "L'onda" e "Dove sei?".
Maria Giuseppina raccontaci di te… Come e
quando nasce la Barbanotti artista?
Come gran parte degli altri artisti, sono nata con una
naturale propensione al disegno e alla creatività, e già giovanissima,
parallelamente allo studio universitario in una disciplina del tutto diversa,
mi sono cimentata nella pittura a tempera e ad olio, partecipando a mostre
collettive e personali. La vita poi mi ha portato a dovermi occupare di altro,
a svolgere un lavoro molto lontano dall’arte, ma questa lunga e sofferta
interruzione mi ha rafforzato sempre più nella consapevolezza che la pittura fa
parte della mia essenza in maniera inscindibile e mi ha dato anche modo di
maturare artisticamente. Ho infatti poi frequentato l’Accademia Albertina delle
Belle Arti di Torino ed ho ripreso la mia produzione con intensità e slancio
emotivo.
Alla nostra
collettiva esponi due opere di grande impatto, sia per dimensioni che per soggetti rappresentati, "L'onda" e “Dove sei?”, nelle quali presenti le
sofferenze femminili, evidenziando con grande abilità il disagio
interiore delle stesse, anche attraverso una perfetta costruzione delle scene che coinvolgono lo spettatore.. Spiegaci come sono nate
esattamente queste opere e quali sono i messaggi che vorresti trasmettere?
"Dove sei?" nasce da un’esperienza autobiografica ma il
messaggio è assolutamente universale. Quando perdiamo per sempre una persona cara, ma anche
un animale che abbiamo amato, cadiamo in un baratro di disperazione dal quale
ci sembra impossibile uscire perché la nostra mente cerca chi non c’è più invano,
non pensando che la sua natura fisica sia ormai celata al nostro sguardo ma forse
la sua essenza è ancora lì, vicino a noi. Il gatto, essere notoriamente enigmatico
ed esoterico, rappresenta appunto l’anima terrena di chi ha lasciato la vita e
che probabilmente si stupisce di tanto clamore, sconforto, dolore.
Il concetto è rappresentato con quella vena di
surrealismo e di simbolismo che connota tutte le mie opere, dove, a dispetto
dell’esecuzione “figurativa” nulla vuole apparire “reale”.
Non è reale il cielo tempestoso con quella nuvola che
richiama la forma di un gabbiano (ulteriore rimando all’anima). Non sono reali la tenda agitata dal vento che suggerisce
l’idea di una vela, né il telo su cui la donna è rannicchiata che ricorda il
mare in burrasca.
Non è reale l’incarnato livido della protagonista che
ci appare come una naufraga su di una zattera che ha ormai perso, senza
speranza, la rotta. E non è reale neppure il gatto che, con
quell’espressione sbigottita, quasi buffa, ci vuole suggerire l’inutilità di
tanta disperazione.
Per quanto concerne "L'onda", invece, essa nasce in seguito alla lettura dei seguenti versi di D'Annunzio: Libera e bella, / numerosa e folle, / creatura viva/ che gode del suo mistero/ fugace". Ho provato, così, a calarmi in un'atmosfera di alcove, tendaggi, panneggi, voluttà e sensualità. La
donna, forse dopo una notte d'amore, o forse la sta solo immaginando, è, al
tempo stesso, l'onda che genera ma anche l'elemento che viene risucchiato da
tanta passione, perdendocisi.
Al
momento di dare espressione alla tua arte, che cosa scatta in te? Parti già da
un’idea ben precisa o lasci che la mano agisca da sé in maniera del tutto
istintiva?
L’idea nasce quasi sempre di
notte, nella quiete della mia casa, e parte ovviamente da un’esperienza
vissuta, da una sensazione o un sentimento che mi ha colpito, anche
semplicemente da una poesia letta o da me composta. Quando inizio a dipingere
ho quindi già in mente un’immagine ben precisa ma, durante l’esecuzione, il
progetto iniziale si arricchisce inevitabilmente di ulteriori suggestioni che
fluiscono quasi per magia.
Quali traguardi continui a
porti per il futuro?
Di continuare a studiare,
approfondire, confrontarmi e sperimentare e poi, finalmente, una mostra personale,
che vorrei intitolare “Rubati alla notte”, che racchiuda tutte le mie recenti
opere, molto incentrate sulla figura femminile e su temi “al femminile”.
La collettiva “Semplicemente Donna”,
dedicata alle donne, è stata inaugurata proprio nella giornata internazionale
contro la violenza sulle donne (25 novembre).. qual è il consiglio che ti senti
di dare alle donne che in questo momento si trovano ad essere vittime di
violenza?
Purtroppo accade spesso che noi donne, durante la
nostra vita, tendiamo a non essere costanti nell’affermare (in una società ideale
non ce ne dovrebbe essere bisogno) la consapevolezza di se’, il nostro valore,
la nostra forza, la nostra indipendenza. Ci sono momenti in cui molte di noi tendono
ad annullarsi come persone, a farsi prevaricare, a volte anche a farsi umiliare (per un amore,
per i figli, per un lavoro dominato ancora spesso dal maschilismo). Quando poi
ci si rende conto di aver sbagliato e si cerca di recuperare la propria vita,
l’altro incontra maggiori difficoltà ad accettare la nuova situazione perché ha
avuto, fino a quel momento, una percezione distorta di noi. Così succede che si
diventi più facilmente oggetto di una folle, ed ovviamente sempre ingiustificabile,
violenza.
Il consiglio a tutte le donne, soprattutto alle nuove
generazioni, è quindi quello di essere, in ogni momento della nostra vita,
fortemente e consapevolmente noi stesse, semplicemente perché “ogni essere umano appartiene solo a se’
stesso”.
Alle donne che sono attualmente vittime, consiglio di
non sentirsi mai in colpa e denunciare, sapendo che l’amore non giustifica mai
la violenza, neppure quella psicologica.
Grazie mille per le tue parole, la
profondità della tua arte ci conduce attraverso mondi magnifici e surreali,
dove c’è spazio per l’immaginazione ma anche per la riflessione sui sentimenti
più intimi che albergano nella nostra anima e che vengono fuori nel buio e
nelle solitudini delle notti, quando interroghiamo il nostro cuore, spesso
senza trovare risposte, forse perché in fondo l’unica risposta è vivere!
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