lunedì 5 ottobre 2015

IL NUDO, TRA SEDUZIONE E PROVOCAZIONE: Kouros presenta Ambra Piliu e il suo concetto di arte come estrinsecazione del sé…

Ambra Piliu - "L'appartenenza"

Nell’ambito della collettiva “Il Nudo: tra seduzione e provocazione” ospitata a Firenze presso Simultanea Spazi d’arte dal 26 Settembre al 7 Ottobre, l’Associazione Kouros è lieta di presentare Ambra Piliu e i suoi nudi introspettivi.

Ambra, permettici di conoscerti meglio…quando è maturata questa passione per l’arte?

La mia passione per l'arte è maturata in tenera età mentre osservavo mia madre dipingere. In casa mia ci sono diversi quadri da me realizzati all'età di 7 anni, a parte un breve corso di pittura fatto in quegli stessi anni, non ho mai frequentato scuole d'arte. Sono cresciuta e ho preferito anteporre a questa mia passione la sicurezza che avrebbe potuto conferirmi l'indirizzo di studi che poi ho scelto di intraprendere (cinese) e così lo studio ha occupato gran parte del mio tempo, impedendomi di dipingere ancora, finché da poco, finita l'università, ho deciso di ritagliare del tempo per me e per quello che mi piaceva realmente, ho quindi ripreso il pennello in mano realizzando L'appartenenza e L'attesa, mi sono persa in questo bellissimo mondo che è l'arte e ho dato voce a me stessa.

Cosa rappresenta per te la pittura? Credi che oggi sia più difficile fare arte, creare qualcosa di originale in grado di stupire ed emozionare gli altri?

Personalmente trovo che la pittura non debba avere come scopo quello di “emozionare gli altri”, quando dipingo lo faccio solo ed esclusivamente per me stessa e ogni pennellata, ogni disegno rappresenta una parte di me. Il fatto stesso di metterli in Mostra è uno sforzo per me non indifferente in quanto lo percepisco come un vero e proprio “mettermi a nudo”. Quando dipingo mi sento catapultata in un'altra dimensione, un posto che è solo mio e nel quale nessun altro può entrare. È un momento intimo. Il pittore che ricerca “l'originalità” e dipinge “per emozionare gli altri” regala finte emozioni. I miei lavori rispecchiano la mia interiorità, penso sia questo che il pittore dovrebbe donare al suo pubblico, solo così sarà in grado di suscitare vere emozioni. Il difficile non è “fare arte” o “essere originali”, non lo era prima e non lo è tanto meno adesso, la difficoltà sta nel mostrarsi, nel dar modo alla propria anima di esprimersi, nel far fuoriuscire la propria interiorità.

Come nascono le tue opere? Parti già da un’idea ben precisa o lasci che la mano agisca da sé in maniera del tutto istintiva?

I miei quadri nascono da pensieri covati nella mia mente da tempo. Dopo un'analisi introspettiva potrei dire che rappresentano quella parte di me che tento di reprimere. Quando dipingo però...non ci sono muri da alzare, non esistono barriere di alcun genere ed è lì, in quel mondo in cui tutto è davvero possibile, che il mio vero sé fuoriesce. Guardare quei quadri appena terminati mi mette di fronte a me stessa (da qui forse riprende anche un po' l'idea de L'appartenenza: una donna inginocchiata di fronte ad uno specchio). Nel momento in cui dipingo mi sento sola e al sicuro e dunque sono in grado di esprimermi meglio. La pittura è per me uno dei pochi modi attraverso cui riesco ad esprimermi senza remore.

Alla nostra collettiva esponi “L’appartenenza” e “L’attesa”, due opere apparentemente semplici ma che nascondono, invece, messaggi profondi. Spiegaci meglio queste opere e raccontaci cosa vorresti trasmettere agli spettatori che si troveranno di fronte ad esse?

L'appartenenza e L'attesa sono, a mio parere, due fra gli stati d'animo più potenti e fondamentali in termini di eros. Il tema che tratto è quello al momento probabilmente più richiesto quanto criticato: il BDSM [Bondage, Dominazione, Sadismo, Masochismo]. Ognuno ha  un proprio parere sul tema, io ho deciso di rappresentare il Mio. Questo insieme di pratiche che molti definirebbero scabrose, immorali e deleterie, rappresentano per me qualcosa di molto più profondo. E' un tipo di rapporto basato sulla fiducia e sulla comunione di corpo e mente: il/la sottomesso/a cede il controllo, l'anima stessa ad un'altra persona in grado di guidarla alla riscoperta di sé e dei suoi limiti, introducendola passo dopo passo lungo i meandri della sua mente e portandola il più delle volte a scoprire che ciò che più rifiutava e ripudiava era in realtà ciò che più profondamente desiderava, il dominatore è quel qualcuno che sa quanto oltre alla sottomessa piacerebbe spingersi e la aiuta a trovare il coraggio di farlo. Non ci sono finzioni, non esiste vergogna... solo abbandono e voglia di sperimentare per una più profonda riscoperta del proprio sé. L'appartenenza rappresenta una donna che quasi si abbraccia da sola, l'immagine riflessa nello specchio ma lo sguardo non è puntato su di sé come sarebbe consuetudine che fosse per chi come lei si trova davanti ad uno specchio, il suo sguardo è fisso su qualcuno alle sue spalle che però nel quadro non appare... (ho voluto rappresentare in entrambi i quadri esclusivamente la figura della sottomessa focalizzando tutta l'attenzione su di lei). Inginocchiata e con un collare, simboli della devozione nei confronti del suo dominatore, lo sguardo rimane però fiero a simboleggiare il fatto che il suo “ruolo” non implica nel modo più assoluto debolezza bensì una grande forza d'animo. L'attesa invece, rappresenta una donna in balia di sé stessa e della persona che potrebbe da un momento all'altro comparirle alle spalle. Sguardo a metà tra lo spaventato e l'eccitato, legata ma pur sempre mentalmente padrona di sé, anche questa volta l'atteggiamento è quello fiero, nonostante il suo stato di donna legata e costretta in quella posizione. Vi è in Lei il desiderio di prestarsi a fare cose che ritiene difficili per il semplice fatto che desidera dominare tali cose. E' legata ed attende ciò che le verrà fatto... non sa cosa potrebbe succederle ed attende la sua sorte qualsiasi essa sia... ella vi si abbandonerà.     

Quali traguardi continui a porti per il futuro?

Il futuro è un tempo che percepisco come troppo lontano, il mio obiettivo è quello di vivere in un costante presente senza immaginare un futuro che potrebbe, proprio per il fatto stesso di averlo immaginato e delineato, limitarmi in un certo senso nelle mie scelte future. Preferisco vivere la vita giorno per giorno, senza precludermi niente: le mie scelte unicamente condizionate dall'istante stesso, quell'esatto momento, irripetibile.

Grazie Ambra per le tue esaurienti risposte, e grazie per la tua arte che ci conduce verso mondi interiori tutti da indagare e da scoprire, in una dimensione parallela del nostro io, troppo spesso celato da ciò che sta fuori, troppo spesso oscurato da ciò che è visibile, a scapito della parte più invisibile e più importante che sta in noi: la nostra anima!

 Ass. Kouros Lucca

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