Nell’ambito della collettiva “Over the
rainbow – il colore come espressione dell’anima”, ospitata a Firenze presso la Galleria
Simultanea dal 3 al 15 Giugno, l’Associazione Kouros è lieta di presentare
l’artista Marco Capolungo, che esporrà un’opera dal titolo “Mondo perduto”.
Marco, raccontaci qualcosa di te.. Quando è nato
l’artista che è in te?
Ho iniziato a dipingere verso
i 25 anni. Più che altro, perché avevo una specie di storia in testa, da
raccontare attraverso dei quadri. Poi, dopo un paio d'anni, queste idee si sono
affievolite e ho continuato cercando sempre di trovare qualcosa che veramente
avesse il potere di farmi prendere su i pennelli e cominciare, quasi sempre
improvvisando.
Alla nostra collettiva esponi un’opera dal titolo “Mondo
perduto”. Raccontaci com’è nata l’idea di questo dipinto e quali
sono le tecniche adoperate per realizzarlo:
Semplicemente
ho improvvisato il disegno dopo aver buttato giù le prime linee già
programmate. La tecnica è quella della mia pittura per quadri disegnati,
pazienza e un buon stato psicologico.
Collegandoci al
titolo di quest’opera “mondo perduto”, riflettiamo un momento sull’epoca
attuale alla quale tale titolo potrebbe in qualche modo rimandare. In questo
particolare momento storico cosa manca sia a livello politico/economico ma
soprattutto dal punto di vista sociale?
E' diventato tutto troppo tecnologico, troppe
macchine, troppi cellulari, troppi eventi, della moda non se ne conosce più il
carattere dominante, è tutto variegato, è tutto dominato dal computer, ma con
questo non voglio dire che i contatti umani siano peggiorati, solo che stando
molto davanti al pc e ipnotizzati davanti a cellulari e social network,
sicuramente si ha meno tempo per stare a contatto con se stessi, ci si
dimentica quasi, si vola via, l'anima se ne va... forse . Quello che manca di
più è il contatto con la natura.
L’arte può avere
a tuo avviso un futuro nel nostro Bel Paese o bisognerà
sempre rivolgersi all’estero?
Io
sinceramente non sapevo neanche che la tendenza era quella di rivolgersi
all'estero, ahahahah. Ma sì apriamo in tutti i sensi tutte le frontiere.
Alla luce della collettiva “Over the
rainbow”, da noi organizzata, che si concentra sul colore come espressione
dell’anima, qual è il tuo pensiero a riguardo? Il colore ha davvero questo
potere e dunque la capacità di far vibrare le corde più profonde dell’animo?
Sicuramente sì, ma ci sono
anche opere con una sola tonalità di colore che possono creare anche loro un
risveglio dentro di noi di qualche sentimento. Io ho usato spesso molti colori,
non né conosco il motivo, forse perché mi piace trovare accostamenti azzeccati,
e mi sembra sempre di avere a disposizione troppi pochi colori. Ogni colore è
importante, mettendoli insieme si può dar vita a un arcobaleno.
Quando guardo un'opera più che altro indago
nell'anima dell'opera e in quella dell'artista, sì comunque spesso mi ci
riconosco. Tutte le arti possono muovere l'anima, forse la più potente è la
musica, ma la vista sicuramente per me è il senso più importante, più vasto,
più assoluto, quindi osservare un quadro è come vedere un mondo, come allargare
i propri confini.
Grazie Marco, le tue opere così variopinte e
originali ci conducono in una dimensione al tempo stesso onirica e fiabesca, in
universi paralleli fatti di luci e ombre, di mostri e corpi sensuali, quasi a
voler fornire una descrizione surreale della vita stessa, con le sue gioie, i
suoi dolori, e i momenti di follia.
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